mercoledì 17 gennaio 2007

Leggere

Diciamo che i libri sono cari compagni. Ho con loro un rapporto quasi maniacale…no, maniacale davvero! Non li presto non li apro troppo per non rovinare la copertina non li sottolineo non ci scrivo sopra non faccio le orecchie alle pagine. Se ne sto leggendo uno che mi toglie il fiato mi dimentico di mangiare di telefonare all’uomo, di dormire e … di scendere alla fermata giusta della metropolitana. Succedono cose strane leggendo in metrò: una volta, il libro era Henry&June di Anais Nin, un tipo mi si avvicina e, fantastico, mi chiede che tipo sono per leggere un testo così, cosa faccio nella vita, in somma un approccio colto appassionato ed insolito (niente del tipo “ci conosciamo già”, per intenderci) e però due fermate dopo mi fa “è straordinario aver conosciuto una persona come te ma ancora peggio è star qua con te che leggi Henry & June e dover scendere così presto”.
La bulimia libraria è iniziata al liceo, quando il prof. Preferito e Mitico ci invitò a tenere un registro dei libri letti. Da qui la catastrofe: ho ora una serie di quadernetti scritti fitto fitto in cui segno, per ogni testo finito, autore, casa editrice e un piccolo commento. Si, confesso, li tengo in ordine di mese, anno per anno, gli elenchi sono numerati e ogni fine anno faccio il conto di quanti ne ho letti, in una sfida interiore a fare sempre di meglio. L’annata migliore quella del 2001, con 112 libri letti. Nel 2006 erano 72 ma stiamo migliorando. La malattia è cronica ma per ora poco infettiva…

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